di Felicia Lamonaca
L’emigrazione è un fenomeno affascinante, che
coinvolge la sfera affettiva, quella economica e quella sociale. Le
motivazioni per cui si lascia la propria terra natia alla scoperta di
un nuovo mondo, sono molteplici e di non semplice interpretazione.
Un fenomeno che tra l’Ottocento ed il Novecento ha
interessato milioni di persone di tutta l’Europa. Molti dei
quali provenienti dall’Italia.
Alla fine dell’Ottocento, partono dall’isola
d’Ischia migliaia di persone che raggiungono non solo
l’America e l’Australia, ma anche
località europee. I primi a partire sono soprattutto
agricoltori ed in misura più ridotta operai ed artigiani.
Gli emigranti vendono le loro proprietà per pagarsi il
viaggio e una volta inseriti nel nuovo contesto sociale inviano in
patria i primi guadagni.
L’esempio dei pionieri incoraggia anche gli altri, che li
seguono a ruota, scegliendo come meta principale l’America.
I paesi di destinazione sono gli Stati Uniti, il Brasile,
l’Argentina ed il Venezuela. Di solito il viaggio in Sud
America è il più ambito, per la maggiore
familiarità con la lingua e la maggiore presenza di
compaesani, ma è anche il percorso più caro e
dunque non è alla portata di tutti. Gli isolani in
particolare si stabiliscono a S. Pedro negli USA e a Mar Del Plata in
Argentina.
La Prima Guerra Mondiale segna un rallentamento cospicuo nel flusso
migratorio, modificandone la componente. A partire non sono
più gli uomini, ma le donne con bambini e giovani al di
sotto dei quindici anni. La fine del conflitto e l’avvento
del Fascismo non arrestano il flusso migratorio, che anzi è
considerato oramai come un problema pubblico.
Il sopraggiungere del secondo conflitto mondiale segna una fase di
stasi. Alle tradizionali destinazioni (Stati Uniti, Argentina e
Brasile), si aggiungono il Canada e l’Australia.
Nel corso degli anni Cinquanta, il flusso migratorio si volge
soprattutto verso l’Europa. Questo accade sia in conseguenza
delle misure restrittive adottate dai paesi di destinazione sia per la
libera circolazione della manodopera nell’ambito della
Comunità Economica Europea, che segue il trattato di Roma
del 1957. I paesi di destinazione sono soprattutto la Francia, il
Belgio e la Germania, che hanno subito i maggiori danni durante la
guerra ed hanno bisogno di manodopera per ricostruire.
Negli anni Cinquanta e Sessanta il fenomeno coinvolge un movimento
migratorio interno che vede flussi di lavoratori del Sud lasciare la
propria terra per stabilirsi al Nord.
Bibliografia: LUCIA DE
BLASIO, “1800 – 1960: Emigrazione
dall’Europa, dall’Italia, dal Mezzogiorno, da
Ischia”, AA.VV.,
Pe’
terre assaie luntane. L’emigrazione ischitana nelle americhe
(1893 – 1993), Ischia, Pubblicazioni del CEIC, a
cura della casa editrice Imagaenaria, 2005, pp 19 – 23.
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