di Raffaella Di Meglio
Gli autori
delle opere conservate nei beni
architettonici foriani sono artisti, locali e non, attivi
tra il
XVI ed il XIX sec. I più numerosi sono quelli operanti nel
XVII
e XVIII sec., il periodo più intenso e fervido della storia
artistica foriana. La loro produzione si colloca in un ambito
devozionale e chiesastico, al servizio di una committenza religiosa
particolarmente vivace e potente all’epoca.
Una parziale conoscenza e valorizzazione
degli
artisti locali e della loro opera, pressoché ignorati e
sottovalutati dalla letteratura nazionale, si deve alle ricerche svolte
da studiosi locali, ma mancano studi aggiornati ed esaustivi.
Nell’ambiente artistico locale
spiccano i nomi
di due pittori ischitani, entrambi attivi sia sull’intero
territorio isolano che a Napoli: il foriano Cesare Calise
(XVII sec.) ed il lacchese Alfonso
Di Spigna
(XVIII sec.), cui si devono varie tele che adornano numerose chiese
foriane. Del primo si può ammirare un vero e proprio ciclo
decorativo nella chiesa
di S. Carlo (altre sue opere sono conservate in S.
Maria di Loreto e in S.
Vito), mentre una vera e propria pinacoteca di Di Spigna
è l’Arciconfraternita
di Visitapoveri.
Mentre la produzione di Calise è attardata su modi
manieristici
e resta sorda alla lezione di Caravaggio, più interessante e
complessa appaiono la figura e la vicenda artistica di Di Spigna:
pittore molto ricercato, la sua produzione denota una cultura
figurativa più ricca e aperta agli stimoli della grande
stagione
artistica napoletana e dei suoi illustri maestri, quali Solimena e De
Mura.
Altra figura di rilievo è
quella dello scultore foriano Giovanni
Maltese
(1852-1913), sulla cui opera manca ancora un’esauriente
analisi
critica. Scultore di impronta verista, allievo di Giulio Monteverde, ha
fatto dell’umanità e della realtà
sociale foriana e
isolana del suo tempo la principale fonte di ispirazione della sua
produzione.
Sarebbe riduttivo e sbrigativo
qualificare la
produzione artistica foriana e isolana con l’etichetta di
arte
locale o provinciale. Non mancano infatti opere realizzate da rinomati
artisti attivi nella terraferma, come i pittori Mattia Preti,
Marco Pino,
lo
scultore Giuseppe
Sanmartino, gli stuccatori napoletani Cesare e Francesco Starace,
operosi sull’isola per circa un trentennio; da non trascurare
sono le attribuzioni, come quella del pavimento
maiolicato dell’Arciconfraternita di Visitapoveri e
della distrutta Cappella
Regine, assegnabili alla fabbrica napoletana dei Chiaiese.
La presenza di questi nomi testimonia
l’esistenza, specialmente tra Seicento e Settecento, di
contatti
con le più aggiornate e autorevoli esperienze artistiche
napoletane e di una committenza colta e prestigiosa, rappresentata
dall’Università, dagli ordini religiosi, da
singoli
personaggi facoltosi.
Altri artisti locali minori,
protagonisti di una
produzione qualitativamente mediocre, sono ancora quasi del tutto
sconosciuti: Giuseppe
Capuano, Gennaro
Migliaccio, Verde
D. A.
Numerosi sono anche gli artisti meno
noti o
semisconosciuti alla critica provenienti dalla terraferma che hanno
lavorato solo casualmente per Forio, come lo scultore Francesco Picano,
i pittori Filippo
Balbi, Carlo
Borrelli, Filippo
Ceppaluni, Aniello
De Laudello, Carlo
Ferrazzano, Anna
Maria Manecchia, la cui unica opera firmata e
sicuramente
attribuita si trova nella chiesa di S. Vito, Antonio Sarnelli,
Evangelista Schiano,
Severino Galante,
Giuseppe Simonelli,
Decio Tramontano,
artista attivo anche in ambito pugliese e lucano.